Quello che succede prima, durante e dopo una certificazione di DSAp provoca nel bambino e nel genitore tutta una serie di vissuti emotivi, paure e preoccupazioni.

Per il BAMBINO, l'attesa della certificazione è scandita da difficoltà nello svolgere dei compiti che per gli altri sembrano avvenire senza particolari sforzi, l'autostima cala nel vedere che non si riesce, alimentata da ciò che gli adulti in quelle circostanze gli/le fanno presente. Il ruolo dell'insegnante di monitorare le difficoltà è reso ancor più difficile perché ciò che dice o fa trasparire viene osservato dal bambino, riflette quindi un'immagine di "bravo" alunno o "NON bravo alunno". A casa poi c'è il secondo rimando di questa visione di sé come alunno da parte del genitore, che si trova ad aiutare un bambino con difficoltà, spesso non avendo le competenze e le conoscenze adeguate (giustamente aggiungerei). Con relativa frustrazione unita al dispiacere nel vedere la fatica e sforzi non sempre ripagati nel proprio bambino.
Durante la certificazione il bambino viene portato in una struttura a fare proprio quello che non riesce, in un contesto uno ad uno, dove il professionista ha un ruolo delicato ed importante. Deve valutare ma far sentire tale valutazione come una tutela e non un giudizio, come una rappresentazione dei punti di forza e di debolezza dell'individuo che ha di fronte. Tutto questo serve per fornire indicazioni, strumenti e possibilità in modo che questo piccolo individuo si sviluppi al meglio delle sue capacità, trovando soddisfazione nell'apprendimento e nel percorso scolastico, per diventare domani l'adulto che vuole essere.
In corso d'opera di questo processo il bambino continua a sperimentare quotidianamente le sue difficoltà, in orario scolastico e a casa, aggiungendo in più la consapevolezza di essere "l'unico che viene portato in XXXXX, dalla logopedista, dal dottore..." o qualsiasi spiegazione si siano sentiti di dare i genitori a casa.
Dopo la certificazione finalmente le difficoltà del bambino hanno un nome, prendono forma grazie a numeri, valori e strane nomenclature. Da lì in avanti si dovranno sviluppare modalità alternative di apprendimento in base al disturbo emerso, per il bambino sarà faticoso e richiederà di fare delle cose diversamente dagli altri, sia in classe che a casa. Spesso sarà seguito nel pomeriggio ma non attraverso le normali ripetizioni (che brutta parola comunque!) ma, si spera, da persone che siano preparate e sappiano di che cosa si sta parlando.

Per il GENITORE, a prescindere dal punto del percorso diagnostico in cui si troverà il figlio o la figlia sperimenterà
Paure per il futuro scolastico e quotidiano, in senso più ampio per il futuro di un figlio che ha delle difficoltà, paure per i sentimenti che il bambino prova, per le sue sofferenze e fatiche.
Frustrazioni legate alla gestione che le insegnanti attuano a scuola per gestire le suddette difficoltà e che magari non rispecchiano le sue aspettative, per la gestione casalinga dei compiti che diventa spesso una sorta di guerra che il genitore non voleva combattere contro il figlio ma che purtroppo lo diventa.
Rabbia talvolta perché, in alcuni casi, nelle difficoltà del figlio ti ci rivedi eccome.
Qui mi rivolgo direttamente a te che ti ci rivedi e ti dico che purtroppo una componente di familiarità c'è, ma che non è colpa tua. Che quello che hai passato a scuola è stato doloroso ma che non andrà così per tuo figlio, perché oggi funziona diversamente e c'è modo di farlo funzionare davvero bene. Che mi dispiace per ciò che hai passato, se ti sei sentito dire che eri duro, che non capivi niente, che non ti impegnavi, mi dispiace che tu non sia stato visto per ciò che eri. Intelligente, forse brillante ma con un disturbo che se non gestito mascherava tutto ciò che potevi e sapevi fare.
Ti chiedo di respirare forte quando ti rivedi in tuo figlio, perché potresti arrabbiarti, sentirti incapace di gestire di nuovo tutto questo. Piuttosto allontanati, non occuparti dei compiti con lui/lei, lascia che altri lo facciano.
Inizia a ripeterti da adesso in poi che tuo figlio NON è duro, incapace, svogliato. Ripetiti che tuo figlio è intelligente, brillante, capace e che ha un disturbo. Un modo diverso del cervello di elaborare, codificare e imparare.
Ripetiti che anche tu lo sei, sei intelligente, anche se nessuno te lo ha mai detto. Dillo tu per loro, perché é così!
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