Negli ultimi anni assistiamo ad un crescente interesse per l’ambito della psicologia perinatale, non solo per la componente patologica, me sempre di più a scopo preventivo e di promozione del benessere (Quatraro e Grussu, 2018)
I PERSONAGGI
La psicologia perinatale riguarda il nascituro, con attenzione alle prime esperienze di vita fin dall’ambiente uterino, per poi proseguire allo studio e alla tutela del momento della nascita, fino ai primi, preziosi, mesi e anni di vita.
Riguarda la madre, il suo benessere psico-fisico unito all’insieme di fattori di rischio e protettivi nel momento della nascita e crescita del figlio.
Inoltre risulta aumentata l’attenzione e importanza al ruolo del padre. La rilevanza di questa figura nella gravidanza, nel momento del parto e poi nel supporto alla madre una volta nato il bambino e nella crescita di questo, ha riscontrato sempre maggior peso. Nel tempo, da una diade consolidata, abbiamo allargato le porte alla triade, elemento di focus senza dubbio scientifico ma anche in linea con ciò che accade culturalmente in Italia; infatti è noto come sia incrementata ad esempio la presenza dei papà in sala parto, esclusi i parti cesarei, fino al 95,4% (report annuale del Ministero della Salute sul Certificato di Assistenza al Parto, relativo al 2021), a dimostrazione di una presenza e partecipazione ad un momento che non viene più visto come esclusivamente femminile/materno.
La Psicologia Perinatale inoltre tocca da vicino anche tutto il personale sanitario che viene coinvolto in quel lasso di tempo. Questo risulta molto grande e possiamo chiamarlo “nascita” includendo un periodo che parta dal concepimento, o tentativo di concepire e infertilità, fino ad arrivare al parto e post parto.
I MOMENTI PRINCIPALI
Sono molti gli argomenti rilevanti, ma possiamo mentalmente dividerli in tre:
· il desiderio di un figlio, le difficoltà a concepire, l’impossibilità a concepire, le possibili alternative per concepire e infine il concepimento stesso
· la gravidanza, focus principale di questo articolo, caratterizzata da cambiamenti fisici, mentali e relazionali.
· Il parto, la tutela di un momento prezioso ma potenzialmente traumatico, il post parto, insieme ai relativi bisogni del bambino, della coppia e della triade per uno sviluppo sereno e positivo.
LA GRAVIDANZA FISIOLOGICA
Concentrando la nostra attenzione su una gravidanza che si stabilisca senza particolari difficoltà, senza essere preceduta da eventi ricorrenti di interruzioni premature delle gravidanze, ci troviamo di fronte ad un argomento molto vasto. Il principale focus sarà però stabilire l’importanza di una prevenzione del disagio e conoscere i fattori protettivi e di rischio che possano contribuire a sviluppare o meno psicopatologie post parto nella madre e/o disagio in contesto familare.
Fattori protettivi per la madre:
· tessuto sociale e familiare di supporto (Agostini et al., 2015, Dibaba, Fantahun e Hindin, 2013)
· relazione solida e serena con il partner (Lee et al.,2007; Rich-Edwards et al.,2006; Zeng,Cui e Li, 2015)
· ridotti eventi stressanti - litigi con il partner, traslochi, calamità naturali o diagnosi prenatali infauste (Kingston e Mughal, 2018)
Fattori di rischio:
· disturbi del tono dell’umore pregressi, ansia e depressione (Smith et al., 2011)
· disturbi della personalità (Hudson et al.,2015)
· fattori socio-demografici come età (Siegel e Brandon, 2014) e grado di istruzione (Abujiaban et al., 2014)
· gravidanza non desiderata (Lee et al., 2007) e storia di aborti ripetuti (Fisher et al.,2013)
Oltre a questo possiamo rivolgere uno sguardo al bambino e ai suoi fattori di rischio e protettivi per quanto riguarda l’aspetto psicologico e cognitivo.
L’ambiente uterino durante la gravidanza ha un ruolo sullo sviluppo cognitivo e psicologico del bambino e quindi viene preso in considerazione nella valutazione del bambino anche a distanza di diversi anni. È stato visto infatti che ci sono correlazioni, seppur moderate, tra lo stato di salute mentale della madre e i suoi livelli di stress e problemi di salute mentale del figlio (Entringer, Buss e Wadhwa,2015), di condizioni fisiche, come asme e diabete (Fatima,Srivastav e Mondal, 2017) e uno sviluppo neuro-comportamentale sub-ottimale (Glover, 2014).
Oltre a questo anche lo stesso parto, se cesareo o vaginale, se seguito da sofferenza o necessità di terapia intensiva o sub intensiva hanno delle ripercussioni sul benessere del bambino, direttamente e indirettamente in quanto questo segna e si ripercuote sui genitori (Colombo et al. 2019).
Relativamente al contesto della gravidanza il ruolo del padre per il benessere mentale del bambino è circoscritto alla genetica, in quanto il vero e proprio ambiente è ancora l’utero. Risulta però importante rivendicare la componente psicologica del padre che addirittura esperisce in alcuni casi sintomi fisici caratteristici della gravidanza (Baldoni et al. 2012), che quindi si sente coinvolto a livello mentale ben prima che il bambino sia nato; partecipa alle visite e alle ecografie e addirittura in seguito al parto può fare esperienza della “depressione perinatale paterna” (Baldoni, 2013).
L’attenzione di questa componente è ancora molto inferiore a quella della madre e spesso maggiormente concentrata in relazione ad eventi traumatici come l’aborto. In situazioni di normalità viene maggiormente annoverato tra i fattori protettivi o di rischio per la madre, senza una vera e propria attenzione al vissuto personale in quanto padre. Il vissuto potenziale potrebbe essere di sentirsi invisibili, causando sofferenza e alimentando la sensazione di essere tagliati fuori da una dinamica che, soprattutto nei primi mesi, è quasi totalmente diadica. Il sentirsi esclusi lascerebbe poi spazio a gelosia, solitudine ed esclusione (British Medical Journal, 2019).
PER CONCLUDERE...
Questo non significa che tutto ciò che è stato elencato sia condanna o garanzia ma che abbia un peso, variabile e difficile da stabilire, che deve però essere tenuto presente.
Per questo è importante sapere che molti sono gli eventi, le dinamiche interpersonali, culturali e sociali che entrano nella composizione di un quadro complesso come la creazione di una nuova famiglia e della nascita di un figlio. Saperlo è il primo passo per considerarlo e nel caso intervenire al momento opportuno, sia in situazioni di già conclamata difficoltà ma soprattutto in ottica preventiva. Molto spesso lo sforzo e la difficoltà risultano molto inferiori se l’intervento è precoce o volto a prevenire un disagio. La nostra attenzione consapevole sarà quindi da oggi incentrata su tutto quello che la letteratura e l’esperienza clinica ci dice essere importante, tenendo conto che le pillole date in questo articolo sono ben lontane dall’essere esaustive e abbiamo indagato solo una piccola parte di quelli che sono i tre momenti indicati all’inizio di questo articolo.
Ritengo di potervi salutare con un pensiero: la perinatalità non si occupa di un periodo di tempo particolarmente lungo ma per la sua enorme rilevanza per la vita delle persone coinvolte, risulta estremamente ricca di spunti, sfumature e influenzata da molte variabili. Questo la rende senza dubbio complessa ma non per questo meno affascinante. Spero di non aver banalizzato questo argomento così caro per me e che abbiate qualche elemento in più per muovere i vostri primi passi nella Psicologia Perinatale.
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